sabato 16 luglio 2011

Dimitar Hristov, Teatro Romano

















Il vento abita nelle tribune
le voci dei secoli
parlano con la pietra
le ore misurano  l’immemore
i plebei masticano semi
e sognano circenses
i patrizi sventolano toghe
e spettegolano
seri
come se decidessero il destino della Tracia.
Ogni spettatore
gioca il suo ruolo nella vita
e sul palcoscenico
passioni
ira
paura ed estasi
vino e sangue
seme e sudore.
È tutto predetto
l’oracolo ci ha segnati
se saremo puniti
arrivi pure l’estasi
arrivi pure la catarsi
e l’esecutore
attenda fino a domani…
Chi propone l’immortalità?
Ogni dio è profeta
ma ogni profeta non è dio.
Perciò non c’è tenda
non c’è una scatola nera
e nessuno è messia
del proprio destino.
I sedicenti tiranni
non sono eletti da Dio.
Le vittime
non sognano monumenti
e per un altro sorso di vita.
Se giungi fino a essere canuto
e diventi saggio
per essere accettato
nel coro dei vegliardi
non pensare
che questo sia un premio.
Te lo meriti!
Se tu sei nel coro
non sei persona.
Puoi fare la storia
ma altri la scrivono.
Perché Roma
è opposta a Pace…
E malgrado tutto
la penna
è più forte della spada…
Chi balbetta lì?
Divertitevi
senza freni
possedete la fama
e anche l’oblio!
L’immortalità è finita
tornatevene a casa.
Matura una nuova religione.
Arriva il nuovo dio…
Ave
amici
artisti
comparse
turisti
sportivi
anarchici nazionali
globalisti carrieristi
sessoutopistici
Ave Storia
Ave Auditorio
non voglio dibattere
nel loggione in alto
voglio laggiù sul palcoscenico
nel trinitario
postoazionetempo.
Pure allora assegnami il destino
fama od oblio
godimento o crocifisso
ma sentire
che vivo
che amo e odio
che soffro e canto
che sorrido e piango…
E quando arriva il Boia
portarvi questo piacere
non pregare
per il deus ex machina.
Per arrivederci farò ciao con la mano.
Perché i poeti
hanno inventato gli dei
per collegare
la morte con la vita
e la terra con il cielo.
Eraclea – Macedonia, 2010

Per gentile concessione dell’autore

© Traduzione di Vessela Lulova Tzalova e Marco Bazzato



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