venerdì 30 settembre 2011

Kerana Anghelova, "Scongiuro "

A Marta Deianova

Prima di sentire lo sparo
lei già cade
Le sue ali di madreperla tuttora
sono protese
nelle direzioni dell’alba e del tramonto
Tuttora
il suo occhio affilato come un ago di diamante
è puntato verso un’eternità remota
Attraverso lo sguardo dell’uccello fa capolino
un’adorata saggezza antica
fa capolino
La Creazione del mondo
fa capolino
la nostra essenza di alati
lo sparo tracotante echeggia

Dalle sommità delle penne scintillano
cascate di luce
E un corto strillo Dio geme

Sopra lo scheletrino bianco
sopra la propria tristezza
da un passato non illuminato
a mente pronuncio

durante tutti i tempi del Tempo
sopra tutti gli scheletri bianchi
delle nostre ex canzoni

fino alla canzone successiva
fino alla successiva eternità
uccello


Dalla raccolta di poesie “Katokala – il nome della farfalla”, Ed Snazi, 2006
Per gentile concessione dell’autrice

© Traduzione di Vessela Lulova Tzalova e Marco Bazzato

Kerana Anghelova, "Il dolore"

Il mio dolore è
Rosa senza spine
Dall’esterno
Dall’interno è
Spine senza rosa
Il dolore

Chi può raccontare
La rosa a mente
Chi può raccontare
Le spine a voce


© Traduzione di Vessela Lulova Tzalova e Marco Bazzato

Kerana Anghelova, "Le belle parole"

Le disse
Quando ti vidi per la prima volta
Il mondo si mosse ritroso
Le donne si allontanarono
Muovendosi al contrario – all’indietro
Gli uomini si sono inchinati per ultimi
E il solstizio d’estate
Del mio amore
Ha dorato il mio sguardo assonnato
E ti svegliò
Principessa da un sonno di cent’anni

Le disse molte altre cose
Furono belle e la sua tristezza aumentò
Le belle parole sciupano dolcemente non lasciano una speranza
Scambiando i posti del passato e del futuro
Raccontano una favola dal finale sconosciuto
La luce acceca gli occhi
E provoca protuberanze dietro la retina
Le belle parole quando sono verità
Assomigliano alla bugia
Quando sono bugia assomigliano a verità

A qualsiasi cosa assomiglino le belle parole
Dolgono


© Traduzione di Vessela Lulova Tzalova e Marco Bazzato

Kerana Anghelova "Abissi"

Il vecchio sulla riva
Vecchio eterno
I suoi occhi colmi di cristalli di sale
Due abissi incavati
A volte non è nè vivo e né morto
Altre volte è contemporaneamente vivo e morto

Seduto sulla riva immobile
Luccicano conchiglie infrante di madreperla
Sui suoi sandali di gomma
Formiche azzurre strisciano sui piedi
Un ragno sferruzza una rete di rughe
Abbassandola sulla testa del vecchio
Pensa che questa sia il tempo stesso
E che il ragno sia il cacciatore del tempo
Ma che ne sa lui dell’uomo
Tanto quanto gli uomini
Sanno per Dio
Persino anche meno

Il vecchio sta seduto
I suoi occhi sono due abissi
In uno si tuffa un candido delfino
Nell’altro un transatlantico
Affondando e sparendo senza lasciar traccia
Nel Triangolo delle Bermuda
Del suo sguardo impietrito

© Traduzione di Vessela Lulova Tzalova e Marco Bazzato

Kerana Anghelova, "La città"

In memoria di Violeta Maslarova

Sulla Bogoridi
Lungo i bar spolverati con la scopa inumidita
Rasente al venditore di popcorn
E il loro profumo

Gabbiani con occhi affilati accucciati
Sulle tegole
Con pesci vivi
Vicino alla biblioteca Iavorov
Nell’aria
Odore di libri
Sacra Polvere
Trepidano le ali delle parole frusciano

Più avanti la luce irradia
Dall’interno all’esterno
Attraverso la porta spalancata della galleria
Dall’interno all’esterno
Violeta  Maslarova tiene una mostra
Sorrido senza poter fermarmi
Sorridere

Eccola la stessa Violeta
Mi sorride
Senza potersi fermare
Emana luce come un quadro

Continuo a camminare lungo le edicole dei giornali
Colmi di quello che
Non conosco
Mai lo conoscerò
Il mondo ora non mi interessa
Mi basta la via Bogoridi
Illuminata
Dal sorriso della pittrice

Un amico da incontrare
Per dirci più di due parole
Invece
Di saper tutto per il mondo
Senza che mi dica una parola


© Traduzione di Vessela Lulova Tzalova e Marco Bazzato

Kerana Anghelova, Biografia


Kerana Anghelova è nata a Brodilovo, che dista a cinque, sei chilometri dal Mar Nero, nella mistica montagna Strangia. Dal 1971 vive nella città di Burgas. Ha lavorato come docente, direttore di programmi, giornalista. È autrice di diverse raccolte di poesie, novelle e romanzi.

sabato 16 luglio 2011

Dimitar Hristov, Teatro Romano

















Il vento abita nelle tribune
le voci dei secoli
parlano con la pietra
le ore misurano  l’immemore
i plebei masticano semi
e sognano circenses
i patrizi sventolano toghe
e spettegolano
seri
come se decidessero il destino della Tracia.
Ogni spettatore
gioca il suo ruolo nella vita
e sul palcoscenico
passioni
ira
paura ed estasi
vino e sangue
seme e sudore.
È tutto predetto
l’oracolo ci ha segnati
se saremo puniti
arrivi pure l’estasi
arrivi pure la catarsi
e l’esecutore
attenda fino a domani…
Chi propone l’immortalità?
Ogni dio è profeta
ma ogni profeta non è dio.
Perciò non c’è tenda
non c’è una scatola nera
e nessuno è messia
del proprio destino.
I sedicenti tiranni
non sono eletti da Dio.
Le vittime
non sognano monumenti
e per un altro sorso di vita.
Se giungi fino a essere canuto
e diventi saggio
per essere accettato
nel coro dei vegliardi
non pensare
che questo sia un premio.
Te lo meriti!
Se tu sei nel coro
non sei persona.
Puoi fare la storia
ma altri la scrivono.
Perché Roma
è opposta a Pace…
E malgrado tutto
la penna
è più forte della spada…
Chi balbetta lì?
Divertitevi
senza freni
possedete la fama
e anche l’oblio!
L’immortalità è finita
tornatevene a casa.
Matura una nuova religione.
Arriva il nuovo dio…
Ave
amici
artisti
comparse
turisti
sportivi
anarchici nazionali
globalisti carrieristi
sessoutopistici
Ave Storia
Ave Auditorio
non voglio dibattere
nel loggione in alto
voglio laggiù sul palcoscenico
nel trinitario
postoazionetempo.
Pure allora assegnami il destino
fama od oblio
godimento o crocifisso
ma sentire
che vivo
che amo e odio
che soffro e canto
che sorrido e piango…
E quando arriva il Boia
portarvi questo piacere
non pregare
per il deus ex machina.
Per arrivederci farò ciao con la mano.
Perché i poeti
hanno inventato gli dei
per collegare
la morte con la vita
e la terra con il cielo.
Eraclea – Macedonia, 2010

Per gentile concessione dell’autore

© Traduzione di Vessela Lulova Tzalova e Marco Bazzato